Dai cubetti di ghiaccio ai quadri, in Open Care in lavoro fatto ad arte (Avvenire – 21 dicembre 2018)

Avevo intuito che l’incontro in via Piranesi, a Milano, con Marco Cabassi sarebbe stato molto particolare perché durante un pranzo ci eravamo ‘gustati’ la possibilità di raccontarci le nostre reciproche storie.

La sua in particolare, che ha inizio diversi anni prima quando, con i fratelli, eredita un gruppo immenso e famoso che oggi ha riacquisito grazie a logiche innovative un ruolo di primo piano. Quando a Marco ho parlato di questa rubrica e del fatto che avesse al centro storie di aziende tese al bene e alla bellezza mi ha indirizzato subito verso ‘Open Care’, la società del gruppo di cui oggi mi racconta e che da subito mi affascina perché rappresenta la storia dell’Italia che crea, che innova e che così facendo genera bellezza e valore. «Gondrand e Mangili fondano l’azienda nel 1889 – mi dice Marco – con l’obiettivo di produrre e distribuire ghiaccio ma già nel 1923 prende avvio la prima evoluzione con la costruzione del Palazzo del Ghiaccio, per decenni il più grande d’Europa, dove hanno pattinato generazioni di milanesi.

L’avvento dei frigoriferi su scala industriale non li trova impreparati: lasciano il business originario e costituiscono la ‘Frigoriferi Milanesi’ per fornire alle imprese alimentari magazzini refrigeranti specializzati. Ma in pochi anni anche questo business evolve, le aziende si organizzano in proprio e una parte delle celle vengono utilizzate per una ulteriore specializzazione, diventando il caveau più grande del mondo: prima per la custodia delle pellicce, un prodotto molto in voga in quegli anni, poi dei tappeti e degli arazzi e infine di opere d’arte di ogni genere».

Sembra quasi impossibile che un’impresa nata dal ghiaccio possa giungere fino alle opere d’arte però l’esperienza mi insegna che la creatività e la capacità di innovare del nostro paese risiedono proprio inqueste storie e nel loro caso l’evoluzione non finisce qui. «Ad un certo punto – riprende Marco – numerosi clienti hanno cominciato a chiederci dei servizi a supporto dei beni che avevamo in custodia e così è nata Open Care che oggi rappresenta un’azienda di punta nel panorama dell’arte mondiale, tra le poche in grado di fornire un servizio integrato che va dalla custodia, alla catalogazione, al restauro delle opere d’arte, all’organizzazione di mostre. Il team di persone che lavora con noi è formato da tecnici di altissima preparazione, artisti, restauratori, artigiani e per me è un piacere vedere come proprio la particolarità di questo luogo e di questa storia ci abbia consentito di divenire un ‘unicum’ e di rappresentare un’eccellenza italiana nel mondo».

Cammino nei corridoi dell’azienda, incontro le persone e mi rendo conto che quando questo equilibrio tra chi governa l’impresa, chi vi lavora e il contesto che accoglie gli uni e gli altri diventa virtuoso tutto sembra diventare più bello e ricco di energia. «Da qualche anno abbiamo anche voluto dare un’altra vita al Palazzo del Ghiaccio e l’abbiamo ristrutturato valorizzando l’edificio originario e le sue particolarità. Oggi è una delle strutture all’avanguardia di Milano e ospita ogni mese numerose iniziative culturali ed aziendali. Non so cos’altro accadrà a questo luogo nei prossimi anni, ma siamo certi che continuerà a svilupparsi solo se le persone che vi lavorano si arricchiranno e così facendo lo arricchiranno a loro volta». Alcune storie che stiamo narrando in questa rubrica potrebbero sembrare quasi assurde nella loro particolarità e bellezza ma in fondo fare impresa significa anche guardare il contesto e il futuro con occhi diversi e, grazie a ciò, contribuire a costruire una vita diversa.

Massimo Folador

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