Intervista a Barbara Cimmino

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Head of CSR And Innovation Yamamay

Barbara Cimmino è Responsabile della Corporate Social Responsibility e dell’Innovazione in Yamamay, membro del Board di Euratex, membro del Comitato di Presidenza di Sistema Moda Italia e Vicepresidente di Confindustria Varese.

Per Yamamay, Askesis ha seguito con il Professor Bubbio lo sviluppo e l’implementazione della Sustainable Balanced Scorecard, un completo ma agile strumento di supporto alle scelte strategiche, che l’impresa può personalizzare in base alle proprie esigenze e che integra la dimensione economico-finanziaria con quelle relative ai processi, all’innovazione, alle persone, agli stakeholder.


La sua attività imprenditoriale è segnata da una forte attenzione alla sostenibilità.
Come è nata questa sensibilità e perché oggi è così importante?

La sostenibilità è sempre stata una componente intrinseca della mia essenza, una vocazione naturale che mi ha guidato fin dalla nascita. Questa profonda inclinazione verso il rispetto dell’ambiente e la promozione di uno stile di vita sostenibile non è casuale, ma piuttosto il risultato di un’eredità culturale preziosa, trasmessami da mia madre. Di origini umbre, una terra notoriamente caratterizzata dalla sua gente profondamente attenta alla conservazione delle risorse e al rispetto dell’ambiente circostante, mia madre ha incarnato e trasmesso quei valori di minimizzazione degli sprechi e di cura per il territorio che hanno plasmato la mia visione del mondo.

Questa passione per la sostenibilità non è rimasta confinata a un semplice interesse personale, bensì si è evoluta e rafforzata nel tempo, influenzando significativamente sia il mio percorso accademico che la mia carriera professionale. Questo impegno accademico non solo ha arricchito la mia base di conoscenze, ma ha anche affinato le mie capacità di analisi e soluzione dei problemi legati alla sostenibilità.

Parallelamente, la mia carriera professionale è stata caratterizzata da un impegno costante verso l’integrazione dei principi di sostenibilità nelle pratiche aziendali. Che si trattasse di promuovere iniziative a riguardo del miglioramento della qualità dei prodotti, di riduzione degli sprechi, di incoraggiare l’adozione di energie rinnovabili, o di sviluppare politiche aziendali etiche e sostenibili, ho sempre cercato di trasformare la mia passione in azioni concrete che potessero avere un impatto positivo sull’ambiente e sulla società.

Il mio viaggio verso un mondo più sostenibile è un percorso che affonda le radici in una tradizione familiare di rispetto e cura per l’ambiente, ed è cresciuto e si è sviluppato attraverso un impegno costante sia nel campo dell’istruzione che in quello professionale. È una testimonianza di come i valori trasmessi da una generazione all’altra possano ispirare e guidare le scelte di vita, portando a un impegno profondo per un futuro più sostenibile e rispettoso del nostro pianeta.


Nel Gruppo Yamamay la sostenibilità è declinata come indirizzo strategico che informa tutta l’attività aziendale, a iniziare dai valori identitari e dalla governance. Come si è svolto questo processo?

Quando Yamamay è stata fondata, ci siamo lanciati all’inseguimento di un sogno ben definito, che risiedeva non solo nelle nostre menti ma anche nei nostri cuori. Con il 2020, anno segnato da una pandemia che ha stravolto il mondo, abbiamo deciso di ridefinire il nostro purpose, volgendo lo sguardo verso una missione ancora più ambiziosa e sfidante, in risposta alla grande trasformazione globale in atto.

L’ispirazione per avviare una nuova impresa nel settore del retail, specializzata in intimo e moda mare, è nata da un’intuizione di mio fratello, il quale portava con sé un’esperienza commerciale significativa maturata all’interno del Gruppo Calzedonia. Ci siamo chiesti se nel mercato italiano ci fosse spazio per un secondo attore che potesse distinguersi per stile e strategie di marketing. Forti del know-how acquisito nello sviluppo da zero della nostra precedente impresa, e arricchiti dall’esperienza diretta nel campo, io e Francesco, già genitori di tre figli, ci siamo trovati di fronte alla necessità di prendere una decisione rapida sul futuro da perseguire. Francesco, in particolare, aveva già affrontato una scelta difficile anni prima, passando da una multinazionale di spicco, nota per la sua capacità di attrarre e far collaborare giovani talenti, a una piccola realtà con sfide ben diverse.

Il nome del nostro brand, Yamamay, si è rivelato un elemento distintivo fin dall’inizio, conferendo all’azienda un’identità internazionale e la flessibilità di esplorare diverse linee di prodotto. Tuttavia, nonostante vari esperimenti, non siamo mai riusciti a realizzare progetti di rilievo sotto questo aspetto. Yamamay, un nome palindromo, evoca concetti di libertà, purezza e bellezza, e racchiude in sé la storia di una metamorfosi, simboleggiata dalla nostra farfalla Bombix, che vive nelle alte colline dell’entroterra giapponese e si nutre della preziosità del tempo fino a trasformarsi, sfoggiando magnifiche ali.

Questo simbolo di trasformazione risuona profondamente con i temi della transizione ecologica e del rapporto tra organismo e ambiente, riflettendo i valori del nostro brand e il percorso che permette ai nostri clienti di raggiungere benessere e felicità.

Dal punto di vista del marketing, Yamamay si è distinta per un approccio innovativo e originale, rispondendo alla crescente necessità del pubblico di esprimere creatività e personalità attraverso capi d’abbigliamento unici, colorati e sempre accessibili, senza mai compromettere la qualità.

Il fattore umano ha giocato un ruolo cruciale nei primi anni di vita dell’azienda, soprattutto nell’apertura dei primi 100 negozi, durante i quali abbiamo seguito personalmente ogni fase delle assunzioni, valutando attentamente non solo le competenze tecniche ma anche le qualità umane e la capacità di condividere il nostro sogno di crescita.

L’adozione intelligente della tecnologia ha permesso una completa automazione dei processi logistici fin dall’inizio, mentre la fondazione di una delle prime academy per il retail monomarca ha rappresentato un ulteriore passo avanti, combinando le competenze interne con le conoscenze di docenti esterni per affrontare le sfide poste dai megatrend sociali ed economici. La nostra digital academy, riconosciuta durante l’evento della Commissione Europea in occasione dell’apertura di PACT FOR SKILLS nel 2022, testimonia il nostro impegno nell’avanguardia della formazione nel settore retail e nella creazione di un modello di servizio unico dedicato alla cura e all’attenzione verso i clienti.


Quali sono i passi che avete compiuto recentemente e che desiderate compiere sotto il profilo della sostenibilità del prodotto, della filiera e dei negozi, e sotto il profilo del benessere dei collaboratori?

La nostra azienda adotta un approccio olistico alla sostenibilità, intrecciando strettamente le nostre politiche e azioni sostenibili con il piano industriale previsto fino al 2024, mentre ci impegniamo già nella pianificazione di una nuova strategia. Per garantire una trasparenza totale riguardo al nostro impegno nei confronti delle questioni ambientali, sociali e di governance (ESG), pubblichiamo volontariamente un bilancio di sostenibilità, giunto alla sua quinta edizione.

Questo documento non solo testimonia il nostro impegno verso una gestione aziendale responsabile e attenta all’impatto ambientale e sociale delle nostre attività, ma offre anche una panoramica dettagliata delle iniziative intraprese e dei progressi compiuti in quest’area. Per assicurare la massima accessibilità e diffusione delle informazioni contenute nel bilancio, abbiamo dedicato una sezione specifica del nostro sito corporate a questi temi, integrata da una versione digitale del bilancio stesso. In questo modo, vogliamo incoraggiare clienti, stakeholder e il pubblico in generale a informarsi direttamente sulle nostre politiche e azioni di sostenibilità, promuovendo un dialogo aperto e costruttivo sulla responsabilità ambientale e sociale nel mondo aziendale.


Come è possibile secondo lei costruire una comunità del bene comune, stimolando gli stakeholder a indirizzare la propria attenzione alla qualità ambientale e sociale?

La Yamacademy ha avuto un ruolo centrale nella nostra storia e nella crescita della cultura della comunità e della reputazione del brand.

La nostra visione dell’academy trascende la mera concezione di uno spazio fisico, evolvendosi in un santuario sia materiale che spirituale. Quando l’abbiamo fondata, la nostra vita personale fluttuava in una provvisorietà talmente radicata che non possedevamo nemmeno una casa a Busto Arsizio. In questo contesto di temporaneità, l’idea di stabilire radici profonde attraverso l’academy si è imposta come il pilastro più solido e definito del nostro progetto. Le qualità di bellezza, prestigio e senso di appartenenza che abbiamo infuso in questo spazio hanno naturalmente coltivato un’atmosfera di fiducia tra tutti i partecipanti ai corsi.

Questa fiducia ha trasformato i partecipanti in veri e propri protagonisti nella storia di Yamamay. Il nucleo iniziale di collaboratori, in particolare, ha sprigionato un’energia straordinaria, contribuendo a plasmare la cultura aziendale. Al centro di tutto ciò, abbiamo posto un’enfasi cruciale sulla dimensione etica del lavoro e sull’importanza di un obiettivo comune. Questo obiettivo non è stato solo definito, ma è stato continuamente comunicato e condiviso, diventando lo spirito guida che anima ogni individuo all’interno dell’azienda.

In questo modo, la Yamacademy non è solo diventata il cuore pulsante della nostra identità corporativa, ma ha anche rappresentato un faro di valori condivisi, etica del lavoro e crescita personale. È stata la fucina in cui si è forgiato lo spirito di Yamamay, un luogo dove la formazione non si limitava all’acquisizione di competenze tecniche, ma abbracciava una visione più ampia, orientata allo sviluppo di un senso di responsabilità collettiva e di appartenenza.

Oggi la sostenibilità è un aspetto centrale del nostro stare sul mercato producendo valore condiviso.


A suo parere cosa manca al mondo imprenditoriale italiano per dare maggiore impulso all’area vasta della responsabilità d’impresa? Formazione? Preparazione culturale? Strumenti? Incentivi?

Nelson Mandela una volta affermò che l’educazione è l’arma più potente che possiamo usare per cambiare il mondo. Questa potente citazione risuona profondamente con la mia visione, sottolineando la convinzione che, nell’attuale contesto sociale ed economico, sia fondamentale adottare un approccio più olistico verso la formazione e lo sviluppo professionale.

La mia filosofia pone al centro l’individuo, riconoscendo l’importanza di comprendere e valorizzare le potenzialità uniche di ciascuno prima ancora di pensare alla composizione dei team e all’assegnazione dei ruoli all’interno dei processi aziendali. Abbiamo trascorso gli ultimi vent’anni in una sorta di frenesia collettiva per l’accumulo di competenze tecniche, che, sebbene siano indubbiamente cruciali nell’era dell’up-skilling e del re-skilling e nella nascita di nuove professioni, non dovrebbero oscurare il valore insostituibile del fattore umano.

Ora più che mai, è essenziale rimettere la persona al centro delle nostre attenzioni, impegnandoci a fornire non solo le competenze tecniche necessarie per affrontare le sfide professionali, ma anche a offrire orientamenti e motivazioni che abbracciano aspetti più ampi e significativi della vita. Questo approccio si propone di aiutare ogni individuo a scoprire un “perché” profondo e personale che guidi il proprio percorso di carriera – un “perché” che vada oltre le mere considerazioni economiche e si intrecci strettamente con gli obiettivi e i valori personali.

Attraverso questa visione, aspiriamo a creare un ambiente lavorativo che non solo sia all’avanguardia in termini di competenze e innovazione, ma che sia anche profondamente radicato in una cultura del benessere e della crescita personale, riaffermando l’idea che, per cambiare il mondo, dobbiamo prima investire nell’empowerment e nello sviluppo integrale delle persone che lo abitano.

Concludo, in quanto europeista convinta, riprendendo le parole di Mario Draghi al termine della riunione di Ecofin: “ Mi hanno chiesto quale sia l’ordine delle riforme necessarie per la UE, quale sia l’ordine non lo so, ma per favore, è il momento di fare qualcosa, decidete voi cosa, ma si faccia qualcosa, non si può passare tutto il tempo a dire di no”. È necessario recuperare tempo nello scenario competitivo globale, lavorare tanto ed azionare tutte le leve in nostro possesso per rendere l’Europa forte politicamente ed economicamente.


Che parole chiave le vengono in mente per il futuro dell’economia circolare e sostenibile?

Fiducia per il futuro.

Coerenza e capacità profonda di comprendere quanto tutto sia incredibilmente connesso, come il battito d’ali della nostra farfalla Yamamay!