Intervista a Luciano Caroli

2. foto Caroli

 

Presidente e Amministratore Delegato di Caroli Giovanni Società Benefit Srl

Luciano Caroli è Presidente e Amministratore Delegato di Caroli Giovanni SB srl, azienda che si occupa di distribuzione di prodotti petroliferi e gassosi.

Caroli Giovanni srl è divenuta Benefit con l’ausilio di Askesis, che l’ha seguita anche nella realizzazione del Piano Strategico di Sostenibilità, che delinea strategie e azioni triennali della Società Benefit.


La sua attività imprenditoriale è segnata da una forte attenzione alla sostenibilità
. Come nasce questa sensibilità?

Questa sensibilità parte da lontano. Quando morì mio padre Giovanni, fondatore dell’azienda, avevo 18 anni, ma decisi di provare a portare avanti l’attività, anche se si trattava di un settore dalle caratteristiche molto particolari, che unisce mondi diversi, stretto tra grandi compagnie e piccoli clienti.

Avevo chiaro in mente che le persone che collaboravano con noi avevano un ruolo fondamentale. In quel periodo stavamo uscendo dalle due grandi crisi petrolifere degli anni ’70 e Agip Petroli (oggi ENI) spingeva sull’attenuazione della nostra dipendenza dal petrolio e organizzò della formazione sull’efficienza energetica e sulla riduzione dei consumi. Io capii allora che questi temi avrebbero fatto parte del mio futuro e che occorreva esplorare anche nuove strade.

Così iniziai a sviluppare, in parallelo, una nuova attività di servizi per l’efficienza energetica diretta ai privati e al pubblico, per esempio con il Comune di Faenza. Nel giro di 15 anni ci siamo occupati di contabilizzazione del calore e riduzione dei consumi energetici, puntando quindi alla sostenibilità ambientale; abbiamo aperto sedi in tutta Italia, arrivando a circa100 dipendenti. Ero convinto però che la più grande forza che avevamo era la qualità delle persone, la loro energia, la loro motivazione. Questo ramo d’azienda è stato poi ceduto ad una società di Siram, di cui sono divenuto Amministratore Delegato. L’attenzione per la sostenibilità si è focalizzata sui combustibili, a iniziare dall’introduzione del biodiesel.

Poi, alcuni anni fa, abbiamo lavorato sul nostro business deployment, sulla mission, e sui valori, anche insieme ad Askesis, e abbiamo raggiunto la convinzione che dovevamo proseguire sul percorso di maggiore attenzione alla sostenibilità, tanto è vero che siamo diventati Società Benefit nel 2021.

Così abbiamo messo a punto un servizio di bioregolazione e di power 55, di additivi che riducono consumi e impatto del combustibile. Dallo scorso anno siamo uno dei maggiori promotori di HVO, il carburante green di ENI che minimizza quasi del 90% le emissioni di CO2 e che riduce l’impatto ambientale perché adotta criteri di circolarità. Essendo di origine vegetale, può essere prodotto da coltivazioni attive in zone del mondo, come il Congo e il Kenia, che dispongono di terreni incolti, dando lavoro a molte persone. Noi lo vendiamo ai nostri clienti in purezza.


L’attenzione di Giovanni Caroli sulle persone è rappresentata molto bene dalla Carta per le pari opportunità e l’uguaglianza sul lavoro e il Codice Etico. Ma che cosa significa in concreto mettere al centro i collaboratori?

Il primo aspetto è il rispetto assoluto per le persone, al di là del loro ruolo. L’azienda è un organismo vivente (si pensi al libro The Living Company). Cerchiamo di capire che cosa l’azienda può fare per le persone e che cosa le persone possono fare per l’azienda. Da qui è nato il nostro progetto di welfare.

Se le persone sono rispettate e coinvolte nelle attività di tutti i giorni, se sono oggetto di attenzione, soprattutto le persone più fragili, allora si lavora meglio.

Avere collaboratori dalla propria parte conviene all’azienda. Il capo despota è il vecchio modo di condurre un’impresa, ed è l’opposto della mia visione delle cose. Con Massimo Folador abbiamo parlato molte volte di questi temi. Io l’ho conosciuto quando ho scoperto il suo primo saggio, “L’organizzazione perfetta”, che mi sono letteralmente precipitato a leggere e mi sono reso conto che metteva in contatto due mondi in modo profondo.


Come è possibile secondo lei costruire una comunità del bene comune, per far diventare il modello Benefit un tratto distintivo dell’imprenditoria italiana?

Prima di tutto bisogna vivere relazioni autentiche. Perché le relazioni autentiche riescono a generare degli impatti positivamente imprevedibili. Bisogna credere davvero che il rispetto e l’attenzione all’altro siano fondamentali.

Anche perché degli altri abbiamo bisogno. Con la pandemia, i pochi che ancora pensavano che da soli si può far tutto si sono dovuti ricredere.

Noi, come Società Benefit, ci impegniamo per proseguire sul fronte della transizione ecologica, ma abbiamo anche creato la comunità del Distretto San Silvestro, dove abbiamo la sede. Questo Distretto è una rete di conoscenza tra le aziende che insistono nella stessa area industriale, ma si occupa anche delle persone che qui lavorano. Abbiamo coinvolto anche la Parrocchia vicina a noi e dopo l’alluvione abbiamo aiutato venti famiglie con un contributo diretto. Abbiamo avviato poi incontri con i giovani per intercettarli e spiegare com’è il lavoro in azienda. Credo che l’esempio diretto di un Distretto come il nostro possa stimolare altre persone a mettersi in gioco.


Che parole chiave le vengono in mente per il futuro dell’economia rigenerativa?

Amore. Amore per l’altro, la propria famiglia, il proprio lavoro, i propri collaboratori. Dico spesso alle persone che lavorano con me: “Vi voglio bene”. Glielo ripeto di frequente, perché ci credo e desidero che ne siano convinti.

E poi: attenzione, rispetto, tolleranza, gentilezza, pazienza, ascolto attivo ed empatico.