Intervista a Maria Teresa Brassiolo e Michelangelo Anderlini

Maria Teresa Brassiolo è Consigliere Delegato e co-fondatrice di BIOPAP®, azienda che ha ideato e da vent’anni produce ed esporta in tutto il mondo contenitori alimentari che  resistono dal freezer al forno,  biodegradabili, riciclabili  e compostabili.
Michelangelo Anderlini è Presidente e co-fondatore di BIOPAP®.

Maria Teresa Brassiolo e Michelangelo Anderlini con Filippo Maria Rossi sono i responsabili di BIOPAP®, impresa nata grazie a una visione anticipatrice di sostenibilità ambientale ed oggi in procinto di diventare Società Benefit grazie all’accompagnamento di Askesis.
Maria Teresa Brassiolo ha inoltre ricoperto per lungo tempo la carica di presidente di Transparency International Italia e consigliere comunale a Milano.

Come è nata la vostra intuizione di coniugare, con il sistema di prodotti di BIOPAP®, sostenibilità e innovazione, una delle strade oggi necessarie per l’affermarsi di una nuova cultura sociale?

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Maria Teresa Brassiolo: Credo che le mie origini familiari siano state determinanti nell’orientare le mie scelte. Il rapporto della mia famiglia con la campagna e la montagna e l’impegno nel realizzare innovazioni  imprenditoriali in diversi campi mi hanno fatto sempre confrontare con il mondo della natura e con una diversa modalità di vivere la vita produttiva rispetto al mondo della città. La scolarizzazione – parzialmente in Europa – è stata anche una importante opzione per confrontarmi con altre visioni e un’attenzione alternativa non solo verso l’ambiente, ma anche verso la collettività.

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Michelangelo Anderlini: “I princìpi della sostenibilità seguono i princìpi della natura. Pensiamo ai cicli naturali, ai tempi della semina e della raccolta. Certamente il tessuto produttivo che ruota attorno alle città, la meccanizzazione della produzione, distolgono dall’idea di naturalità dei processi, e indirizzano invece verso una falsa idea di onnipotenza, di illimitatezza.
Quando abbiamo fondato BIOPAP®, anticipando i tempi, abbiamo voluto in qualche modo avviare un progetto non per l’oggi, ma per il domani. Rispetto a trent’anni fa, ora si ha finalmente maggiore consapevolezza dei problemi e quindi maggiore responsabilizzazione.

Oggi sappiamo che dobbiamo chiederci quale è l’impronta lasciata dall’attività di ciascuna impresa, che impatto ha sul territorio e sull’ambiente. Ognuno di noi, quindi, è un attore di questo scenario: attore che lascia un’impronta ambientale, ma anche un attore positivo, che può lavorare per migliorare cose.
Le nostre origini, come detto, ci hanno ispirato ad avere attenzione alle risorse disponibili, a capire che occorre programmazione e pazienza per ottenere il raccolto migliore. BIOPAP® ha anticipato i tempi, perché ha capito che quello che stava facendo era giusto farlo.
Faccio l’esempio della nostra sede, progettata con criteri bioclimatici dagli architetti Natasha Pulitzer e Sergio Los, utilizzando solo materiali naturali e riciclabili come il legno e la pietra, con l’obiettivo di minimizzare il consumo di energia sia per la climatizzazione che per l’illuminazione. Anche in questo caso siamo stati pionieri, e abbiamo superato un certo scetticismo diffuso su questo tipo di investimenti. Invece oggi i nostri edifici sono dei benchmark di riferimento e perfettamente in linea con la vision aziendale.

Maria Teresa Brassiolo: È opportuno aggiungere che un ulteriore impulso alla nostra visione sostenibile e sistemica dell’attività imprenditoriale è venuto da mio marito, anche lui co-fondatore, che ha frequentato a lungo il Nord Europa e, in particolare la Finlandia (che lo ha insignito del titolo di Cavaliere di Finlandia: riconoscimento attribuito finora a 2 soli stranieri). La cultura, sociale ma anche industriale, di quel Paese, è intrisa di rispetto per il capitale naturale come bene da tutelare e risorsa per le future generazioni.

Da che esigenza è nata l’idea di fondare Transparency International Italia? Cosa le resta di quell’esperienza?

Maria Teresa Brassiolo: Transparency International Italia è scaturita ancora una volta dalla volontà di mio marito che, in un momento di crisi della legalità in Italia, ha voluto indagare  un modello di impegno civile già attivo, incontrare i fondatori di Transparency International  a Berlino per valutarne gli ideali e poi formare un gruppo di soci fondatori  in Italia che condividevano il progetto, di cui facevano parte mio figlio Michelangelo, Filippo Rossi e la moglie Alessandra Businaro, altri amici con cui condividiamo i principi etici,  la passione e l’impegno nel lavoro e nella società civile: GLI IDEALI UNISCONO E AGGREGANO!
Transparency Italia, di cui sono stata Presidente per molti anni, è stata per me e per coloro che ci hanno accompagnati, un’esperienza assolutamente importante e, credo, uno stimolo per la comunità e il territorio. Penso ai numerosi progetti educativi avviati con le scuole in tutta Italia, che hanno coinvolto migliaia di giovani, insieme a sindaci, magistrati, imprenditori, giornalisti. Penso anche ai rapporti con i Governi, che hanno supportato le nostre iniziative, a partire  da quelle che hanno portato alla redazione e approvazione delle leggi anticorruzione, tra i primi in Europa, i Patti di integrità in diverse città e Regioni a partire da Milano e dalla Regione Lombardia, la costituzione dell’Autorità ANAC (prima SAET) al nostro primo donatore per il settore scuola:  il mai sufficientemente rimpianto Dr. Sarcinelli nonché la Famiglia Ambrosoli che ci ha consentito di istituire un Premio nel nome del Dr. Giorgio Ambrosoli, alla cui premiazione cui ha voluto  partecipare anche il Presidente della Repubblica,  Sergio Mattarella.
Penso anche ad un Gruppo di lavoro con Gherardo Colombo e Federico Maurizio D’Andrea ideato dall’attuale Sindaco di Milano, per identificare e rimediare ad eventuali   debolezze strutturali nel sistema comunale.

Come è nata la scelta di diventare oggi, Società Benefit, con la consulenza di Askesis?

Michelangelo Anderlini: La nostra impresa era già benefit nel suo DNA. Lo ha da sempre riconosciuto anche Massimo Folador di Askesis. Abbiamo così voluto proseguire formalmente un percorso già iniziato anni fa e diventare in qualche modo testimonial, comunicare agli altri che è possibile impegnarsi per migliorare ciò che è migliorabile nell’interesse comune e che questo può essere un modo più coerente di fare impresa: perché scelte di interesse generale, concrete e lungimiranti possono portare grandi benefici. non solo alla comunità, ma anche all’azienda che ne è l’interprete.

Si può riuscire a costruire una comunità del bene comune, stimolando partner e fornitori a concentrare la propria attenzione sul benessere sociale?

Michelangelo Anderlini: Sicuramente sì, ci siamo sempre attivati per perseguire anche questo obiettivo.

Maria Teresa Brassiolo: Assolutamente, sì. Seppure inconsciamente, lo spirito dell’azienda diventa il veicolo verso la comunità, in primis coloro che vi lavorano e, in un cerchio più ampio, clienti, fornitori, tecnici, professionisti che incontra nel suo cammino operoso e che, spesso, diventano parte naturale del loro/nostro mondo.