“L’inafferrabile senso della vita”. Un brano da leggere e i nostri auguri

4. cover libro 3D

L’ultimo romanzo di Massimo Folador, edito da Il pozzo di Giacobbe, pone il tema dello scontro tra la propria vocazione individuale – di lavoro, di vita, di aspirazioni – e le aspettative, spesso sbagliate, aride, della struttura – la società, l’organizzazione – in cui si vive. Trovare la propria strada, senza cedere ai compromessi e alle proprie debolezze, è un lavoro faticoso. Di questa fatica ci racconta L’inafferrabile senso della vita che racconta, sottoforma di diario, i turbamenti di un parroco di provincia e la lenta e inesorabile stretta del fascismo sulla società italiana. Con un invito per tutti a scoprire la giusta direzione e ad intraprenderla senza rimorsi.

 

Vi invitiamo a scoprire il libro nella la bella intervista di Francesca Cipolloni all’autore e a leggerlo o regalarlo, tanto più in questo periodo di festività che si sta avvicinando e che ci auguriamo possa essere per tutti momento per condividere e occasione per ricondurci a ciò che amiamo e ci fa stare in pace, attraverso il brano cha abbiamo scelto, che trovate di seguito e con il quale facciamo a tutti voi i nostri più cari auguri di Buon Natale.

“Ho riletto alcuni appunti che ho scritto su questo quaderno da che sono arrivato a Induno e mi sono piaciuti. Non tanto per lo stile e il contenuto, so bene di essere un autodidatta ma mi è piaciuto invece rileggere delle parole che avevo scritto di corsa, con il solo intento di fermare un’emozione e poi rendermi conto che non sono solo macchie di inchiostro ma righe che solcano i ricordi per spingerli verso il futuro.

Pezzi di me che talvolta neppure io conosco. E rileggendoli ho la sensazione di essere più franco con questo quaderno che con me stesso, come se lo scrivere mi costringesse a limare i pensieri per passarli al vaglio di una parola che rimarrà nel tempo.

Eppure so bene che non sono state frasi meditate a lungo o frutto di chissà quale alchimia… non sono né sarò mai uno scrittore. Il mio scrivere zoppica tra mille sensazioni e il silenzio, crea un varco tra ricordi che bussano e poi si dileguano e in questo loro affacciarsi improvviso resta giusto un attimo per chiamarli per nome così che quella parola lasci una traccia sottile, da ripercorrere chissà quando. Una scia simile a quella di una lumaca, esile ma visibile anche da lontano. Un po’ come i sassolini bianchi nella storia di Pollicino, una lunga fila di momenti che hanno la capacità di ricondurti a casa.

Per questo ho deciso che proseguirò a scrivere e se anche non diventerà un’opera letteraria, farò di tutto perché non resti un ammasso di frasi brutte e senza senso ma un continuo ri-cordo: qualcosa che riecheggia nel cuore e che mi aiuti a parlare con il cuore”.