Notabene – Massimo Folador

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Vacanza: tempo vuoto o tempo pieno?

Quando ho iniziato a comprendere la grandezza della sapienza della cultura benedettina – e poi a scriverne – nel mondo del lavoro, mi sono ben presto reso conto che quell’esperienza e quel portato di saggezza e competenze potevano riguardare ogni ambito della vita. Nel farlo mi ero dato due obiettivi: frequentare alcune comunità, per poterle conoscere da vicino e da vicino provare ad apprendere; e poi leggere, studiare, approfondire quel mondo immenso che il monachesimo rappresenta. Mi sono fatto guidare da alcune persone, come è giusto fare quando ci si avvicina ad una storia e una cultura così vaste, ma anche da tante letture che, piano piano, mi hanno introdotto ad una ricchezza impensabile.

Tra i primi autori che ho incontrato uno in particolare, agli inizi almeno, mi è stato molto “vicino”: Anselm Grün, monaco benedettino tedesco, famoso in tutto il mondo per i suoi libri in cui rilegge i dilemmi tipici della persona ma anche della società e dell’economia attraverso lo sguardo della Regola e della sua esperienza di “direttore amministrativo” di una delle più grandi Abbazie tedesche. Sono famosi alcuni suoi libri dove, con uno stile semplice ma mai banale, approfondisce tanti aspetti della vita quotidiana e, in particolare, un tema sempre molto presente nella cultura benedettina: la gestione del tempo e la sua importanza rispetto alla personale serenità e felicità. Tra i tanti spunti che ebbi la fortuna di approfondire grazie a Grün, oggi vorrei ricordarne uno in particolare legato al tema delle “vacanze”.

Come anche io amo fare, Grün inizia spesso le sue riflessioni dall’etimologia delle parole e cerca in essa quella verità che la parola stessa logos ci permette di scoprire e di preservare. Così vacanza altro non è che vacuum: “vuoto” o, meglio ancora, “spazio vuoto”. Seguendo questo significato, l’idea di vacanza allora dovrebbe riguardare un tempo e un luogo capaci di produrre uno spazio vuoto, non abitato da cose e persone. Ed anche quando lo spazio non è vuoto, ed è bene che sia così, dovrebbe rimanere luogo che valorizza ciò che lo circonda o che sta al suo interno. Basti pensare agli spazi che esistono tra le note o tra le parole, e a quanto riescano a collegarle e valorizzarle.  

Allora viene da chiedersi: la nostra vacanza è un luogo capace di creare spazi, ovvero di armonizzare le parti della nostra vita? Ci aiuta a dare ritmo ai nostri giorni così che non siano una sorta di melassa unica e indistinta bensì una melodia? E quanto siamo capaci di creare e darci spazio ogni giorno e non solo ad agosto o a Natale?

Forse più importante ancora è il significato nascosto e positivo della parola vuoto. È un vero peccato il fatto che spesso fuggiamo da questo termine, pensando al vuoto come a qualcosa che non esiste, da evitare, perché fa paura. E per questo timore, trascorriamo tanta parte della nostra vita tentando di riempierlo quel vuoto, spesso però con altri vuoti… Eppure, se guardiamo al nostro tempo quotidiano, e non solo di vacanza, possiamo renderci conto facilmente di quanto questo tema ci accompagni e potrebbe essere determinante per costruire una vita “piena”.

Così come qualunque recipiente ha bisogno di vuoto per essere riempito, dal liquido più banale al vino più pregiato, così anche per noi   è fondamentale che i nostri vuoti siano commisurati a ciò che desideriamo valorizzare in quello spazio. Allo stesso modo servirebbe fare silenzio, a volte per poterlo riempire delle giuste parole, o avere meno pregiudizi: fare vuoto intono alle convinzioni e convenzioni, per conoscere meglio noi stessi e gli altri.

A questo punto verrebbe da farsi altre domande: riuscirò a fare un po’ di vuoto nelle mie vacanze o mi sono costruito luoghi e tempi pieni quanto quelli di sempre? Avrò la forza di rimanere un po’ vuoto per meglio riempirmi di significati al rientro? E, ancora, riuscirò a sfruttare la vacanza estiva per abituarmi a stare un po’ in vacanza nella vita di ogni giorno?

Nel provare anch’io a rispondere, auguro a ognuno di noi buone vacanze. Che siano belle e proficue in sé e per sé, ma anche per la loro capacità di creare per noi e le persone che ci sono accanto le energie migliori, per il rientro e anche per il nostro lavoro.

Arrivederci a settembre!