Intervista a Linda Orsola Gilli

2. Foto Linda Gilli

 

Presidente e Amministratrice Delegata di Inaz, impresa italiana con oltre 75 anni di esperienza nel mondo dell’organizzazione del lavoro negli uffici del personale e dagli anni ’80 nello sviluppo di software e soluzioni per amministrare e gestire il personale.

Cavaliere del Lavoro, è membro del consiglio direttivo di Isvi – Istituto per i Valori d’Impresa, di cui è stata presidente tra il 2014 e il 2019. È consigliere di Buzzi Spa e di Avvenire Nuova Editoriale Italiana SpA e presidente de Probiviri della Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro. 


In un momento caratterizzato da innovazioni tecnologiche e trasformazioni molto rapide, e anche positive (pensiamo alla transizione ecologica), che ruolo ricoprono oggi i valori d’impresa?

INAZ vuol dire innovazione aziendale. E questo nome bene esprime il valore che ci ha accompagnato per tutta la nostra storia. Noi non abbiamo mai avuto paura di cambiare, anzi: siamo stati e siamo sempre molto attenti a rimanere in linea con l’evoluzione tecnologica, sociale, normativa. E, infatti, oggi INAZ è una società di software e servizi per l’amministrazione e gestione del personale che amo definire un’impresa di persone per le persone. Perché siamo nati, appunto, per aiutare le persone in termini di riorganizzazione, gestione, riqualificazione e continua formazione. Con un pensiero fondativo illuminato che tuttora INAZ mantiene nel proprio DNA. In 75 anni di vita abbiamo continuato a far evolvere questo pensiero, aggiornandolo ai tempi attraverso la tecnologia, da sempre utilizzata per l’innovazione, mantenendo un’attenzione costante all’umanesimo d’impresa, alle competenze e, ripeto, alle persone. L’impresa quindi può, anzi deve cambiare. I valori d’impresa, in movimento, non devono mai essere dimenticati. E noi li abbiamo sempre ben presenti: legalità, trasparenza, riservatezza, benessere e dignità della persona, valorizzazione delle risorse umane, onestà e correttezza, qualità, tutela dell’ambiente. Ferma restando, ovviamente, la redditività.


Il contesto organizzativo aziendale è molto mobile (pensiamo al rapporto tra giovani e posto di lavoro). Come può l’impresa costruire dei legami tra sé e i collaboratori?

Se parliamo di giovani, allora dirò che con INAZ Academy (e in collaborazione con diverse università italiane) abbiamo deciso di offrire una bella opportunità formativa a tante ragazze e ragazzi neo laureati e neo diplomati. Forniamo loro gli strumenti, anche etici, per affrontare al meglio il mondo professionale HR; proponiamo stage; e assumiamo coloro che eccellono nelle competenze. L’obiettivo è formare le persone, seguirle quotidianamente, integrarle nella cultura di impresa e far sì che nuove risorse possano contribuire a farla evolvere. Come trattenerli? E come trattenere i meno giovani? Essere un’azienda di persone per le persone significa renderle protagoniste nel perseguimento dei risultati economici. Per questo non amo parlare di persone come un mezzo, ma come un fine.  Persone preparate, qualificate e continuamente formate che condividano un’idea dell’impresa come Bene comune per il raggiungimento del Bene sociale. Posso dirlo? Funziona: abbiamo un altissimo tasso di fedeltà.


Lo sviluppo vertiginoso degli algoritmi metterà in crisi l’idea di umanesimo d’impresa, di connubio tra istanze sociali ed economiche che deve animare le attività imprenditoriali? Cosa significa agire oggi secondo una visione ispirata all’Economia civile?

Nel Libro dell’arte della mercatura, testo di grande attualità scritto nel 1458 da un mercante illuminato, Benedetto Cotrugli (1416-1489), il lavoro imprenditoriale, l’etica delle virtù, la responsabilità pubblica, le innovazioni organizzative, l’esercizio delle attività economiche su basi di giustizia per generare fiducia diffusa, con forti ricadute positive sul territorio di insediamento in termini di investimenti e lavoro, e una cura per le opere pubbliche e solidali: sono il credo di Cotrugli. Ecco l’approccio che permise alle città, fatte crescere dai mercanti italiani, di divenire prospere e attraenti, veri e propri modelli di civiltà durante l’Umanesimo e il Rinascimento. Ebbene, in INAZ crediamo profondamente nell’Umanesimo. Lo testimonia la nostra Piccola Biblioteca d’Impresa, dove economia, filosofia, psicologia, arte e tante altre discipline si uniscono per offrire spunti di riflessione sul lavoro e sulla società. Nella nostra visione, infatti, incontrarsi, confrontarsi, stare assieme è importante. Di più: essenziale. Ne abbiamo avuto conferma al tempo dello smart working, forzato e totale, acquisendo la consapevolezza che andava allargato il perimetro della riflessione e della produzione libraria al mondo delle Risorse umane. Perché con il progredire dell’AI, l’intelligenza artificiale, l’Umanesimo di impresa è e sarà più che mai un caposaldo. A fronte dell’avanzamento implacabile dell’automazione, infatti, potremmo ritrovarci in un Far West economico e sociale. Solo l’Umanesimo d’impresa, assieme ai principi dell’economia civile, ci potrà aiutare a mitigare gli effetti negativi indotti dall’AI, quali, per esempio, disoccupazione e nuove disuguaglianze.


L’impegno diretto è il primo momento in cui mettere in pratica le proprie convinzioni. Vuole raccontarci un esempio di attività dal risvolto sociale che ha messo in atto all’interno della sua azienda o mettendo l’azienda stessa a disposizione della comunità?

Guardi, sono particolarmente orgogliosa di aver prodotto un bellissimo docufilm che celebra il valore del lavoro. Si intitola Il fattore umano, lo spirito del lavoro. È un viaggio tra i viticoltori del Trentino e gli operai delle catene di montaggio; tra le famiglie di tradizione imprenditoriale e i giovani sviluppatori di start-up; tra i chirurghi che testano mani biorobotiche e il sacerdote che crea posti di lavoro nel Rione Sanità di Napoli. Il fattore umano, lo spirito del lavoro, che è stato per esempio anche trasmesso il Primo Maggio 2022 su Focus (Mediaset) ottenendo ascolti superiori alla media di rete, è nato dal desiderio di comunicare il bello del lavoro, la passione e la creatività italiana. Temi che, lavorando fianco a fianco quotidianamente con i nostri clienti e, primariamente, con i direttori HR, conosciamo molto bene. Siamo convinti che il linguaggio cinematografico abbia dato grande forza a questo messaggio positivo sull’impresa e, appunto, sullo spirito del lavoro,­­ favorendone la più ampia diffusione: lo abbiamo portato in TV, nei cinema, nelle scuole, nelle associazioni. Ne abbiamo fatto un manifesto di vita, un inno all’etica imprenditoriale, un omaggio a tutte le donne e a tutti gli uomini che, con il loro lavoro, costruiscono benessere collettivo. Un grande servizio alla comunità, non crede? Io ne sono convinta: e, infatti, stiamo lavorando a un secondo docufilm…e continuiamo ad implementare la raccolta di Piccola Biblioteca d’Impresa la collana editoriale Inaz dedicata all’ umanesimo e cultura di impresa.


A suo parere cosa manca al mondo imprenditoriale italiano per dare maggiore impulso all’area vasta del beneficio comune e della responsabilità d’impresa? Preparazione culturale? Strumenti? Spinta del mercato? Agevolazioni economiche?

Mi lasci dire che molti imprenditori fanno molto. E, spesso, senza sbandierarlo. Io credo che al mondo imprenditoriale italiano non manchi nulla, men che meno il senso di responsabilità sociale. In tutte le aziende c’è grande attenzione per tradurre nella pratica i criteri guida ESG e i criteri guida Diversity & Inclusion. Noi, per esempio, abbiamo con convinzione aderito al Global Compact delle Nazioni Unite, la più grande iniziativa mondiale sulla responsabilità sociale e ambientale, che comporta per le imprese un forte impegno nel rispetto dei principi legati a Diritti Umani, Lavoro, Ambiente e Lotta alla corruzione. In INAZ abbiamo da sempre un sistema di valori definito, una costante attenzione al sociale, una fondativa vocazione al cambiamento. Abbiamo solide radici nel passato e viviamo il presente senza mai perdere d’occhio il futuro. Consapevoli che per fare tutto ciò, per farlo bene, non basta ragionare solo in termini di efficienza economica e di profitto: l’una e l’altro sono certamente basilari per il successo dell’azienda e per il benessere di tutte le persone che vi lavorano. Però senza nutrire la mente e l’anima non si muoverebbe un passo. Ecco perché crediamo nella crescita culturale e in essa investiamo risorse. Ritenendo, non in ultimo, che un’impresa ha obblighi sociali ai quali non può sottrarsi. E tra gli obblighi rientra, nella nostra visione, anche quello di contribuire alla crescita intellettuale dei nostri collaboratori e dei nostri clienti. Come abbiamo fatto con il docufilm. Come facciamo, appunto, con la Piccola Biblioteca d’Impresa.