Notabene – Massimo Folador

Osservare per observare…
L’“Osservatorio sulle Società Benefit e l’Economia integrale”, un progetto su cui per mesi LIUC Business School e Askesis SB sono state fianco a fianco nella sua ideazione, ha preso avvio alcuni giorni fa, con un primo momento ufficiale d’incontro con le aziende che ne fanno parte. Ve ne parliamo più diffusamente nell’articolo dedicato.
In questo NotaBene però vorrei concentrarmi, come spesso mi piace fare, sulla forza della parola che identifica questo progetto – osservatorio – come una sorta di luogo privilegiato da cui osservare non i fenomeni celesti, bensì i modelli di business più innovativi e sostenibili del “firmamento aziendale”. La domanda che ne consegue e che sarà alla base del lavoro dell’Osservatorio è semplice e coerente: perché? Quali sono le scelte, gli investimenti, le attività strategiche e di gestione che questi modelli introducono e che le Società Benefit cercano di tradurre nella pratica? Proveremo a rispondere a queste domande, analizzando cosa attualmente rende più efficace ed efficiente la loro azione e mettendo al servizio delle imprese le considerazioni, le ricerche, i risultati di questa “osservazione”, così che possano contribuire in qualche modo alla conoscenza e allo sviluppo sostenibile di ciascuna e del sistema.
Proprio la parola “Osservatorio” mi ha permesso di ragionare su questi obiettivi mettendo in risalto, ancora una volta, la sua capacità di evocare significati che abbiamo a volte perso e, di conseguenza, non possiamo utilizzare nella vita di ogni giorno. Ben sapendo che non avere consapevolezza sul significato delle cose/parole, porta alla difficoltà di introdurre dei comportamenti coerenti e di perdere i possibili risultati positivi che ne conseguono.
La parola deriva dal verbo latino observare, composto dal prefisso “ob” – che suggerisce l’idea che ciò che segue debba “pesare”, essere sostenuto con forza perché l’azione che ne consegue è importante – e dal verbo “servare”: serbare, custodire, considerare. Indica quindi qualcosa che “serve”, che va tenuta in considerazione perché determinante e funzionale ad un risultato.
Il termine antico, come spesso succede, deriva da ambiti militari, perché all’origine erano considerate degli “osservatori” importanti, ai fini della vittoria in una battaglia, le persone che venivano inviate in prima linea per osservare i movimenti degli avversari, le condizioni del terreno, tutto ciò che poteva fare la differenza nelle scelte dei responsabili, dei generali. Un buon osservatore poteva fare la differenza perché sapeva individuare proprio quei dettagli capaci di cambiare le sorti di un conflitto.
Il passaggio per noi e per il mondo del lavoro è chiaro: in un contesto così dinamico e confuso, dove le carte in gioco mutano di continuo e il mercato è sempre più globale e interconnesso, quanto è importante per ogni azienda, per ogni responsabile, capire quali siano gli elementi in gioco? Quali siano le variabili, capaci di fare la differenza. Comprendere i dettagli e le possibili conseguenze di una scelta, prendere delle decisioni consapevoli e coerenti. A questo principalmente serve un “Osservatorio” e questo sarà il nostro principale supporto alle aziende che ne fanno e ne faranno parte: fornire chiavi di lettura, indicazioni, elementi utili alla gestione “complessa e complessiva” dell’azienda.
“Osservare” difatti, in un’altra sua sfumatura di significato, ci spinge a prendere in esame una situazione, mettere in campo una scelta consapevole e agire con perseveranza. Un secondo significato che si ricollega al primo, perché non avrebbe senso “osservare” minuziosamente una situazione, senza essere in grado di “osservarla”, cioè di adempiere a ciò che ci sta dicendo e facendo comprendere. Usando altre due parole – antiche ma modernissime – utilizzate spesso da S. Benedetto nella sua Regola, potremmo dire che non avrebbe senso fare “discernimento”, osservando, senza la “discrezione” delle azioni da attuare.
In modo ancora più esplicito: mettere tempo e attenzione ad osservare senza poi mettere fermezza e pazienza nell’osservanza, è un atto da intellettuali; essere degli osservanti senza prima aver osservato è un atto stolto.
Ed è questo l’augurio che mi sento di fare a chi sta partecipando a questo nuovo progetto ma a ciascuno di noi: sviluppare ogni giorno la capacità di osservare nei dettagli e con competenza, per poi “ob-servare” le scelte che da lì emergono.